MOTTA DI LIVENZA
Storia
L’origine di questa città, come quella di altre città d’acqua, viene da una rete fortificata di castellieri, cioè di tumuli di terra chiamati motte, ideati per difendere il commercio di ambra dal Mar baltico al Mare Mediterraneo. Le due opere importanti della presenza romana sono i tracciati consolari: La Postumia, fatta costruire dal console Spurio Postumio Albino nel 148 a.C., che da Genova arrivava a Aquileia; e più a Sud la Via Annia per opera di Tito Annio Rufo (131-128 a.C.) nel percorso che da Adria-Altino la congiungeva a Concordia con la Postumia, attraversando la Livenza tra S.Anastasio e Beverone.
Il passaggio della Postumia coinvolse i territori di Motta attraverso un primo insediamento dell’attuale S.Giovanni. L’altro luogo deputato per stabilire un insediamento fu determinato dalla confluenza dei fiumi Livenza e Monticano: la presenza di una “mutera” o “motta” di terreno favorì lo sviluppo di un nucleo abitato che ne acquisì il nome: La Motta. Dopo le devastazioni delle invasioni barbariche, intorno all’anno 1000, vi fu la realizzazione della Motta fortificata che si può immaginare simile ad altre “motte” coeve e tipiche del X-XII sec., ed inoltre i territori mottensi vennero a far parte del feudo dei Da Camino.
Con la Serenissima, nel 1291, Motta venne onorificata del titolo “figlia primigenia della Repubblica”. A tale
periodo si accompagna uno sviluppo urbanistico cittadino con palazzi e corti urbane dai tratti tipicamente “veneziani”, e ville di terraferma, a testimonianza di due secoli (XVI e XVII) di aristocratiche presenze del patriziato veneziano. Con il trattato di Campoformido (1797) Motta e la Repubblica di Venezia passano all’Austria. Il 1805 segna il passaggio del Veneto e del Friuli fino al fiume Isonzo al Regno Francese d’Italia di Napoleone. Il 1813 vede la nuova occupazione Austriaca, fino al 1866, anno nel quale Motta entrerà a far parte del Regno D’Italia di Vittorio Emanuele II. Un triste ricordo lo lascerà poi la Prima e la Seconda Guerra mondiale, lasciando devastazioni e macerie. Il dopoguerra vede invece un’attività di ripresa e sviluppo, fino ad arrivare alla fiorente città odierna.
Chiese:
Santuario della Madonna dei Miracoli
Chiesa Lorenzaga
Cappella Santa Maria delle Grazie Malintrada
Chiesa Malintrada
Chiesa San Giovanni Battista a San Giovanni
Chiesa Sant’Agostino a Villanova
Manifestazioni:
sfilata carri mascherati “Carnevale Mottense” a febbraio.
Mottaflor ultima domenica di marzo.
Sagra e Mostra dei Vini di Malintrada a maggio.
Sagra di San Giovanni di Motta di L. a giugno.
Mostra dei vini di Lorenzaga a luglio.
Sagra di Villanova a luglio.
Fiera Madonna di Agosto.
Manifestazione dell’Assunta a metà agosto.
Fiori d’autunno ad ottobre.
Vini e Sapori ad ottobre.
Cioccolando a dicembre.
Prodotti tipici:
Vini tipici bianchi e rossi della DOC Piave e Lison-Pramaggiore
Santuario della Madonna dei Miracoli
Il Santuario della Madonna dei Miracoli (1510-1513) fu costruito sul luogo di una apparizione della Vergine.
Nell’interno a tre navate sono presenti decorazioni di artisti di differenti epoche e provenienza: tra le più interessanti un’Assunzione di Palma il Giovane e un’Annunciazione della scuola del Tiepolo e un bassorilievo attribuito a Jacopo Sansovino. Il 9 marzo 1510 la Vergine apparve a Giovanni Cigana, un pio contadino di 79 anni, nativo di Redigole, che da vent’anni recitava ogni giorno il Rosario davanti ad un ‘Capitello’ della Beata Vergine, tuttora esistente. Mentre stava passando davanti al capitello della Madonna, posto all’incrocio di tre strade, l’uomo si arrestò colpito da una visione celeste: una bellissima giovane, vestita di bianco, se ne stava seduta sul campo di grano ancora verde.
Tra il vecchio e la misteriosa fanciulla si svolse un dialogo semplice e cordiale. Poi, Maria gli avrebbe ordinato di digiunare insieme con la famiglia per tre sabati consecutivi, di predicare tale digiuno a tutta la popolazione di Motta e di proclamarlo per nove giorni continui in tutte le città, borgate e villaggi della terra trevisana. Chi avesse digiunato con vero pentimento avrebbe ottenuto misericordia e perdono dal Signore, sdegnato per i troppi peccati del popolo. Inoltre, gli ordinò di far costruire una chiesa in legno, dove il popolo si potesse raccogliere in preghiera.
In seguito ai prodigi che si verificarono, l’autorità ecclesiastica istituì un processo canonico che confermò
l’apparizione. La primitiva edicola in legno venne sostituita da un santuario, edificato tra il 1486 e il 1570.
Di strutture cinquecentesche vi sono tre chioschi, di cui due affrescati. In quello a nord della Basilica vi è la
Cappellina dell’Apparizione dove il Cigana pregava.